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Vola più in alto

“Vola più in alto” del giovane scrittore padovano Diego Pelizza non è solo un romanzo, tra l’altro pubblicato dalla casa editrice Cleup, ma è un invito alla speranza, alla capacità di rialzarsi dalla tristezza dovuta a quella diffusa sensazione di impotenza che scaturisce da una malattia in famiglia. Il ventenne Davide ha un fratello autistico, Edo, che condiziona i ritmi casalinghi con frequenti crisi scaturite dalla sua incapacità di comunicare con gli altri. Il bisogno di Edo di fissarsi su punti focali come le mani o la musica ripetuta all’infinito si trasforma in un vero e proprio canale di emozioni che non riesce a trovare sfogo se non in esplosioni postume, aggravate dal fatto che il ragazzo è stato trasferito in una nuova struttura per disabili e non riesce ad adattarsi alle nuove abitudini. La madre sorridente e commossa che appare nella scena iniziale, con il piccolo Edo salvato grazie a un intervento allo stomaco, ora è una donna alle prese con una situazione difficile da gestire e alterna momenti di pianto e sconforto a momenti di vera forza, con il marito che, in pochi minuti, riesce sempre a ricaricare le batterie ed essere disponibile. In mezzo alle preoccupazioni familiari, Davide si sente un fantasma invisibile e impalpabile che vive di conversazioni immaginarie e contatti minimi. Il suo atteggiamento, che può essere definito quasi di “trainspotting”, è quello di guardare e aspettare, nella flebile speranza che quel residuo di sé sommerso dalle grida del fratello venga notato da chiunque, anche solo da una sconosciuta incontrata per strada. Il suo estraniamento dal mondo che lo circonda si fa evidente durante gli anni del liceo dove era un’ombra silenziosa che vagava per il corridoio in pausa merenda, ma trova una sorta di pace interiore all’università alle lezioni del Dams dove Davide, anche se è sempre da solo, riesce a dedicarsi al cinema e alla sceneggiatura, facendo nascere immagini e storie nella sua mente. Il libro è spesso accompagnato da inquadrature di taglio cinematografico e c’è un’attenzione profonda alla colonna sonora, con musiche dei Cure e del Boss, quasi a sottolineare la preferenza per il non silenzio, per il dialogo con il lettore. Presenza costante e tenera nella vita del protagonista è quella di Lea, una labrador di sette anni, creatura dolcissima. Davide quasi preferisce la sua compagnia a quella dei suoi coetanei apatici, svogliati, attaccati allo smartphone e alla birra, che si ritrovano in piazza senza avere entusiasmo per andare da qualche parte o fare qualcosa. “Vola più in alto” gli ricorda la madre, Davide inforca la bicicletta e si butta in nuove situazioni, in biblioteca riesce a fare amicizia con una ragazza, Laura. Il futuro si apre roseo, finalmente Davide trova la forza di confidarsi: “Io ho un fratello autistico”. “Vola più in alto” è un romanzo scorrevole che riesce a scivolare sul lettore con la forza di una bella storia, senza appesantirlo con riflessioni su temi gravi come la solitudine o la malattia. L’autore è giovane e il messaggio che traspare è quello di una rinascita continua, di una voglia di vivere che non deve arrestarsi di fronte a nulla. Basta semplicemente volare ancora più in alto.

Camilla Botin

 

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